mercredi, septembre 19, 2018

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Parigi, lunedì 10 settembre 2018


RIFLESSIONE SULLA DISTINZIONE DEL RAZZISMO E ORE DI POPOLAZIONE

Il seguente testo affronta la distinzione tra la qualificazione del razzismo e quella degli scontri di popolazioni.

Questa distinzione non garantisce la correttezza delle cause ma la rilevanza delle qualifiche.

Questo litigio concettuale è importante perché senza le giuste categorie non ci possono essere domande razionali o risposte efficaci. Le risposte giuste vengono dalle domande giuste.

Nelle strade, nei media, nella scena politica, si stanno formando in Europa due partiti che si attaccano reciprocamente semplicemente a causa delle loro razze con connotazioni religiose o fatti commessi in quanto tali.

I commentatori descrivono questi vari scontri come "razzisti".

Questa qualifica non è pertinente. È un ostacolo alla comprensione di questi fatti che non rientrano in una qualifica di razzismo.

Evidenzia i limiti della subordinazione della qualificazione politica e legale al meccanismo di propaganda che domina la vita dei media.

In effetti, il razzismo è una pratica ideologica che inferiorizza individui o gruppi. Questo non è l'obiettivo di questo tipo di combattimento ideologico o pratico condotto ovunque in Europa.

Non siamo in presenza di persone che attaccano gli altri per abbassarli.

Non è un conflitto razzista, ma un conflitto di popolazione su base razziale.
È una collisione frontale di popolazioni di importanza sociale equivalente.

I migranti, in arrivo o in arrivo, non sono affatto in una situazione personale inferiore a quella degli europei.

L'unica inferiorizzazione creata è quella risultante da un equilibrio fisico o morale squilibrato del potere. È circostanziale e reciproco. Questo vale sia per gli europei che per i migranti.

Con questa qualifica, possiamo riconoscere che ci sono in Europa, e non solo in questo o quel paese, popolazioni che si distinguono per criteri razziali e religiosi e non possono più evitare di confrontarsi a vicenda in questo senso.

Questo riconoscimento dei fatti è solo fastidioso per coloro la cui funzione o passione è negare l'esistenza di contraddizioni sociali e affermare la normalità dell'uniformità.

Questi scontri di popolazioni hanno per oggetto la definizione e l'esercizio delle autorità pubbliche; in altre parole, il potere e il suo esercizio.

Sono quindi politici e l'unico modo per capire e agire è considerare questi partiti come partiti politici.

La religione accompagna questi scontri perché è la prima forma primitiva dell'organizzazione politica amministrativa delle popolazioni. Che qualifica questi conflitti come etnico-religiosi.

Il palo politico di queste lotte è la vittoria o la sconfitta delle forme politiche democratiche, amministrative, civili, secolari, prive di religiosità, nei loro oppositori alle forme servili e arcaiche subordinate alle religioni.

Laicismo e la democrazia sono quindi tra le sfide di questi scontri.

Le parti coinvolte sono solo i mass media visibili di questi conflitti.

C'è motivo di pensare a questa opposizione di eguali popolazioni nelle distinzioni, ma è impossibile negare la realtà e controproducente di sostituire le imprecazioni della morale partigiana alle categorie di conoscenza razionale.


Marc SALOMONE













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