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Parigi,
lunedì 10 settembre 2018
RIFLESSIONE
SULLA DISTINZIONE DEL RAZZISMO E ORE DI POPOLAZIONE
Il
seguente testo affronta la distinzione tra la qualificazione del
razzismo e quella degli scontri di popolazioni.
Questa
distinzione non garantisce la correttezza delle cause ma la rilevanza
delle qualifiche.
Questo
litigio concettuale è importante perché senza le giuste categorie
non ci possono essere domande razionali o risposte efficaci. Le
risposte giuste vengono dalle domande giuste.
Nelle
strade, nei media, nella scena politica, si stanno formando in Europa
due partiti che si attaccano reciprocamente semplicemente a causa
delle loro razze con connotazioni religiose o fatti commessi in
quanto tali.
I
commentatori descrivono questi vari scontri come "razzisti".
Questa
qualifica non è pertinente. È un ostacolo alla comprensione di
questi fatti che non rientrano in una qualifica di razzismo.
Evidenzia
i limiti della subordinazione della qualificazione politica e legale
al meccanismo di propaganda che domina la vita dei media.
In
effetti, il razzismo è una pratica ideologica che inferiorizza
individui o gruppi. Questo non è l'obiettivo di questo tipo di
combattimento ideologico o pratico condotto ovunque in Europa.
Non
siamo in presenza di persone che attaccano gli altri per abbassarli.
Non è
un conflitto razzista, ma un conflitto di popolazione su base
razziale.
È una
collisione frontale di popolazioni di importanza sociale equivalente.
I
migranti, in arrivo o in arrivo, non sono affatto in una situazione
personale inferiore a quella degli europei.
L'unica
inferiorizzazione creata è quella risultante da un equilibrio fisico
o morale squilibrato del potere. È circostanziale e reciproco.
Questo vale sia per gli europei che per i migranti.
Con
questa qualifica, possiamo riconoscere che ci sono in Europa, e non
solo in questo o quel paese, popolazioni che si distinguono per
criteri razziali e religiosi e non possono più evitare di
confrontarsi a vicenda in questo senso.
Questo
riconoscimento dei fatti è solo fastidioso per coloro la cui
funzione o passione è negare l'esistenza di contraddizioni sociali e
affermare la normalità dell'uniformità.
Questi
scontri di popolazioni hanno per oggetto la definizione e l'esercizio
delle autorità pubbliche; in altre parole, il potere e il suo
esercizio.
Sono
quindi politici e l'unico modo per capire e agire è considerare
questi partiti come partiti politici.
La
religione accompagna questi scontri perché è la prima forma
primitiva dell'organizzazione politica amministrativa delle
popolazioni. Che qualifica questi conflitti come etnico-religiosi.
Il
palo politico di queste lotte è la vittoria o la sconfitta delle
forme politiche democratiche, amministrative, civili, secolari, prive
di religiosità, nei loro oppositori alle forme servili e arcaiche
subordinate alle religioni.
Laicismo
e la democrazia sono quindi tra le sfide di questi scontri.
Le
parti coinvolte sono solo i mass media visibili di questi conflitti.
C'è
motivo di pensare a questa opposizione di eguali popolazioni nelle
distinzioni, ma è impossibile negare la realtà e controproducente
di sostituire le imprecazioni della morale partigiana alle categorie
di conoscenza razionale.
Marc
SALOMONE
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